Desde el 1 DE SEPTIEMBRE DE 2012 hemos venido celebrando en numerosos pueblos y ciudades del planeta, las lecturas solidarias "ESCRITORES POR CIUDAD JUÁREZ".

Estas lecturas están convocadas en solidaridad con Ciudad Juárez, en representación de todo el pueblo de México y por extensión de cualquier otro rincón del planeta donde el miedo, consecuencia última de la violencia, es utilizado para imponer la voluntad y los intereses de los grupos de poder sobre los derechos y la dignidad de los pueblos y los ciudadanos.

En nombre del colectivo Escritores por Ciudad Juárez continuamos con esta llamada a la solidaridad y la movilización. Quienes lo deseen pueden remitirnos sus poemas o textos, alusivos al conflicto que padece Ciudad Juárez, que serán colgados en este blog y posteriormente utilizados en cuantos proyectos y publicaciones decidan los organizadores de las lecturas solidarias. Las colaboraciones serán colgadas como entradas, con el nombre del autor o autora, junto al nombre de la ciudad de donde nos escriben. Y cada nueva colaboración del mismo autor o autora será añadida a la primera de sus colaboraciones.

Dirección de contacto: poemasporciudadjuarez@hotmail.es

viernes, 10 de agosto de 2012

GUIDO LAVELLI, Piacenza

PAROLE PER CIUDAD JUAREZ

Si cammina di ritorno affrettando il passo
Sui marciapiedi e tra i vicoli
Bagnati da acque stagnanti.
I bar e le bancarelle di venditori ambulanti
Si offrono alla città con forti odori
Di pietanze piccanti, birra, tequila
E fumo di tabacco.
Gli autobus dalla fabbrica
Saltellano e danzano
Goffi portatori di gioventù e
Speranza d’arrivare al sicuro
Al riparo di una stupenda baracca
Nella favela che circonda la città
Definendo il deserto.
Piccoli rifugi che proteggono
Con le loro pareti così tanto decorate
Da materiali presi a prestito,
perché lì torneranno un giorno,
dalle vicine discariche.
Lamiere ondulate sonate
Dai venti sabbiosi del deserto
Parlanti nei giorni di pioggia
Muri di pallet imbottiti di cellophan e
Bottiglie di plastica colme di sabbia e polvere
Casse per bibite, ruote svolte da cavi elettrici,
bidoni vuoti da idrocarburi e vernici
mobili e soprammobili all’ultimo bisogno del riciclo.
Sassi a cerchio a imprigionare un focolare
Canali a indirizzare acque indesiderate
Fuori da casa in strada che solo sentiero
Si è fatta in tanti anni di calpestio notturno.
Ma la corrente elettrica solo quella rubata
Rubata dal traliccio che domina la collina
Per una lampadina che illumini le notti senza luna.
Le nubi corrono
Anche nel buio della notte
Si cavalcano come amanti inquieti,
paura di essere scoperti
da chi non sa capire.
Il bianco tepore della luna
Sembra nascere dal riflesso sulla sabbia del deserto,
Dal basso liscio, disseminato di sassi,
sabbioso quarzo deserto
profanato da démoni sconosciuti alle belve,
ai serpenti, agli scorpioni,che qui vivono da millenni, padroni.
Si cammina alla ricerca di un segno
Si scava nella speranza di un oggetto
Di un corpo sepolto
Di uno scheletro sorridente
a questa casta luna
complice muta impotente.
E l’uomo e la donna
E gli uomini e le donne
Camminano con la testa bassa
Gli occhi al suolo a cercare una morta.
Qui non crescono alberi, arbusti o cactus
Solo corpi morti
Non uomini non donne
Solo ragazze e bambine.
Si cammina con la testa bassa
In questa luna deserta
Che ha perduto la sua poesia.
Non fa più paura ora
Questo arso polveroso deserto
Che è malato, addolorato,
in lui … su di lui si è coagulato sangue
di anime delicate e pure.
Non fa più paura ora è un luogo sacro.

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